photo 113*150 banner

Index > Manifesto > italiano > Introduzione_1943

[HTML] [Word] [PDF] [ODT]

Introduzione


Quando la crisi della civiltà europea sfociò nella nuova conflagrazione mondiale un piccolo gruppo di confinati a Ventotene, provenienti da partiti e tendenze diverse, si trovarono ad aver raggiunto, negli anni trascorsi nelle galere e nei confini le stesse conclusioni riguardo ai problemi fondamentali della nostra civiltà. Superando la sorveglianza della polizia fascista essi strinsero rapporti con altri combattenti per la libertà che lavoravano in Italia o che si trovavano confinati in altri luoghi del regno, onde stabilire con loro una comune azione politica. Poiché in Italia lo sdegno provocato dalla bestiale e rovinosa politica del governo fascista induceva un numero di persone sempre maggiore a riprendere in modo intenso la propaganda e la lotta politica, questo gruppo ritenne opportuno di redigere un progetto di manifesto che servisse ad indicare la linea politica lungo la quale si sarebbe, secondo loro, dovuta riorganizzare la vita politica italiana ed europea.

Questo manifesto venne scritto nel giugno del 1941 e di nuovo redatto nell'agosto dello stesso anno in una seconda forma nella quale non vi furono variazioni di sostanza, ma solo una migliore disposizione della materia e quelle modifiche dettate dalla necessità di tener conto dell'ingresso dell'U.R.S.S. in guerra.

Il manifesto non poté avere, sotto il regime fascista, una grande diffusione. Diede tuttavia luogo a discussioni, a polemiche e a studi che presentano tuttora un certo interesse. Le circostanze anormali in cui tutto questo materiale fu prodotto, l'evolversi degli avvenimenti la cui precisa valutazione non poteva essere data dal confino, han fatto si che oggi si possono notare varie lacune, ed alcune parti possono anche considerarsi superate. Sarebbe forse bene riscrivere tutto da capo in modo da presentare cose completamente aggiornate. Ciò implicherebbe però un lavoro di mesi. Ma la vita politica italiana è stata ridotta dal fascismo come un arido deserto, e chi può dare un qualsiasi contributo che l'aiuti a rifiorire non deve perdere un minuto di tempo, specialmente nell'attuale tragica situazione. Meglio perciò pubblicare questi scritti quali sono, affidando agli studi successivi il compito di correggere e di aggiornare, meglio anche correre il rischio di dire qualcosa di sbagliato ma indicare agli Italiani smarriti ed incerti, almeno nelle sue grandi linee, la via da seguire, anziché tacere per un eccessivo desiderio di adeguatezza alla realtà attuale. Pubblichiamo perciò ora il testo del manifesto nella sua seconda redazione e lo faremo seguire da due opuscoli e da una raccolta di lettere polemiche scritte nelle stesse condizioni.

Occorre che il lettore tenga conto che non si tratta del manifesto di un movimento che già esistesse nel momento in cui venne redatto, ma di un appello di un lavoro che è andato successivamente sempre meglio precisandosi e sempre meglio si preciserà a mano a mano che proseguiremo verso il grande obiettivo dell'Italia libera nell'Europa libera e unita.

Noi pensiamo che le idee fondamentali del manifesto conservino ancor oggi il loro valore. La salvezza della civiltà europea esige ancor sempre un profondo rinnovamento sociale inquadrato in una unità federale europea, e la realizzazione di questo ideale non può essere perseguita che mediante decise azioni le quali non esitino timidamente dinnanzi a ciò che pretende di avere diritto ad esistere solo perché è sempre esistito. Ciononostante quando il manifesto fu scritto i partiti antifascisti non avevano ancora preso in Italia forme organizzate, ed i suoi autori prospettarono in conseguenza la necessità di costituire un partito federalista che si proponesse di mobilitare direttamente le masse popolari propugnando un programma abbastanza completo di riforme sociali in diretta relazione coll'impostazione federalista. Da allora è accaduto che le forze popolari e progressiste italiane si sono orientate intorno a determinati partiti che avevano differenti origini e svariate impostazioni politiche. sarebbe un errore, in questa situazione, proporsi di entrare in concorrenza per costituire ancora un altro partito.

Il compito dei federalisti nelle attuali circostanze della nostra vita politica italiana deve essere invece quello di indicare ai partiti progressisti, i quali attirano su di sé le simpatie popolari, ma sono ancora più ricchi di fervore che di idee e propositi precisi, quali debbano effettivamente essere questi propositi e come ci si debba concretamente preparare a risolvere i problemi politici attuali. Non si tratta più di formare un partito federalista., ma di aiutare i partiti progressisti italiani a diventare federalisti. Molte caratteristiche che, nell'ultimo paragrafo del manifesto La situazione rivoluzionaria: vecchie e nuove correnti erano indicate come caratteristiche del partito federalista, vanno oggi intese come consiglio dato genericamente a quello o a quei partiti progressisti italiani che si sentono capaci di rinnovamento e di maturazione interna.

Un convegno di federalisti, tenuto in queste primissime settimane seguite alla caduta del fascismo è giunto concordemente alla conclusione che occorre costituire non un partito, ma un movimento. Volendo precisare il campo e le forme in cui il movimento federalista europeo deve svolgere oggi la sua propaganda il convegno ha approvato la seguente mozione:

«Il movimento federalista, pur lasciando ogni suo membro libero di studiare in modo particolare e preciso i vari problemi politici e sociali che si pongono sul piano europeo, ed anzi promuovendo tali studi, non deve ancora impegnarsi in formulazioni programmatiche troppo precise riguardo alla futura federazione europea e ai singoli problemi ad essa connessi, poiché troppi dati sono ancora fluidi ed incerti sia nel campo nazionale che in quello internazionale. Rimane tuttavia fermo che un atteggiamento federalista esclude qualsiasi forma di totalitarismo ed esclude pure le forme di unità sia egemoniche sia apparentemente federaliste, ma in realtà poste sotto il ferreo controllo di organismi comunque totalitari. Con questa premessa il movimento federalista si trova con tutte le forze e tendenze progressiste che si rivelino favorevoli alla creazione della federazione europea, da quelle comuniste a quelle strettamente liberali, e non si pronuncia astrattamente per una federazione in cui sia stabilita a priori la dose di collettivismo e di capitalismo, di democrazia e di autorità in essa ammissibili. Noi siamo infatti convinti che la struttura federalistica costituisce la condizione necessaria per lo sviluppo di una vita politica libera. Solo in funzione di una tale rivoluzione i particolari problemi che si presentano nell'ambito di ciascun paese possono essere risolti in modo da trarre profitto di tutte le forze che concorrono all'affermazione dei valori essenziali della nostra civiltà. Non temiamo questo o quel difetto od eccesso che possano verificarsi in un primo momento. Le differenti valutazioni di questa di quella forza, di questo o di quello stato – essendo oggi del tutto personali – non possono costituire un elemento di differenziazione.»


Questo carattere di movimento – analogo la carattere delle Leagues, che sono state il più efficace strumento per l'abolizione della schiavitù e per le più radicali riforme amministrative, doganali e costituzionali nell'Inghilterra dell'ultimo secolo e mezzo – ci renderà più facile mobilitare tutte le energie capaci di agire in Italia per la formazione degli Stati Uniti di Europa, a qualsiasi partito progressista appartengano, e di affiancarci alle correnti politiche che negli altri paesi già perseguono o perseguiranno i nostri stessi scopi. Di fatto fin d'ora gli aderenti del movimento federalista europeo sono in gran parte attivi militanti di vari partiti politici progressisti.

I problemi d'Europa vanno risolti con la collaborazione di tutti gli europei. Perciò bisogna tener presente che il movimento federalista che ora sorge in Italia è ancora solo il contributo di "europei italiani" alla creazione di un'Europa libera e unita attraverso l'applicazione delle idee e del principio di federazione. Potrà diventare internazionale appena le circostanze lo permetteranno. Malgrado ciò coloro che lo hanno lanciato sono giunti, dopo un severo esame di coscienza, alla conclusione di non aver peccato di presunzione nel denominare europeo il loro movimento, perché le fonti ideologiche e culturali alle quali hanno attinto sono veramente, nel momento attuale, patrimonio comune d'Europa e sono la garanzia che domani, quando finalmente gli europei si ritroveranno per ricostruire insieme il continente semidistrutto, essi si accorgeranno che questo contributo di conflitti italiani si inquadra perfettamente nel movimento generale delle idee che intorno al federalismo si sono venute sviluppando in questi ultimi anni in tutti i paesi d'Europa.

29 agosto 1943